Quella dell’Oncologia cosiddetta Alternativa è solitamente l’ultima spiaggia alla quale approda il malato oncologico ed i suoi parenti dopo le terapie ufficiali. Nata dopo un promettente inizio stimato sulle neoplasie del sangue la chemioterapia ha purtroppo dimostrato  i suoi limiti quando è stata utilizzata per neoplasie solide.
Per tale motivo e per gli effetti collaterali per alcuni male o per nulla sopportabili si sono aperte strade alternative con annessi rischi di ciarlatanesimo ma anche con evidenti contributi  fondati  e comprovati dalla letteratura medica (Pubmed et simili), pur non ancora validati da un consensus internazionale. In questo spazio si concentrano da anni le più svariate metodiche anticancro: dalla fitoterapia (Vischio ed altre erbe), all’Omeopatia, Integratori  (specie vitamine) per arrivare ad alcuni protocolli ideati da comprovati studiosi della materia.
A differenza dei protocolli chemioterapici standard adottati in tutto il mondo, non esiste un protocollo alternativo, per cui l’approccio al malato oncologico che decide di sottoporsi ad una cura non chemioterapica viene impostata dal medico che opta in base alla propria esperienza e conoscenza. In quest’ottica ogni terapia viene personalizzata ed adattata al paziente che si ha di fronte in considerazione della sua globalità clinica e quindi soprattutto dei sintomi che riferisce o presenta all’esame obiettivo. Nessun clinico ( tradizionale o di fede alternativa) dispone di una terapia  di cui può assicurarne la validità intesa come guarigione della malattia. Purtroppo questo clinico non esiste, avrebbe già avuto un Nobel e tutti i malati sarebbero guariti o guaribili. Applicando la terapia alternativa alla chemioterapia, previo consenso del paziente che deve essere a conoscenza anche dei costi, considerando che i farmaci non essendo prescrivibili, sono totalmente a suo carico, bisogna valutare settimana per settimana e quindi con il periodico ausilio degli esami di laboratorio e strumentali, come procede la terapia e quali modifiche occorre apportare per migliorare compliance e cura. Se non si riesce a guarire occorre prendersi cura di un paziente a cui occorre quanto meno, e non è poco, assicurare una sopravvivenza dignitosa.Le cure Palliative di sostegno e contro il dolore trovano spazio in questo delicato momento per ridurre, meglio, annientare il dolore globale.